Massimo non fu certamente un "glottologo" di professione ma, spinto da un particolare desiderio di conoscere intimamente il "linguaggio" della Valle del Cervo, luogo natale di Edvige, si può ben dire che glottologo lo divenne, secondo la sua consueta spontanea capacità di approfondire e portare avanti una attività, sempre al limite professionale.
Morta Edvige il 23 dicembre 1943, mosso dal lutto, Massimo si inoltrò in un percorso di ricerca e conoscenza di quanto circondava l’amata moglie: volse la sua attenzione alla Valle di lei quasi per identificazione con Edvige, esplorandola, intento a conoscerla profondamente. È questo del resto lo stato d’animo dell’innamorato che desidera conoscere a fondo il suo oggetto.
La casa di Edvige nella Valle a Quittengo fu la sede migliore come punto di partenza per questo viaggio. Si muoveva a piedi o con l’autobus o si faceva accompagnare nell’esplorazione dei diversi paesi e vallette laterali. Durante queste visite sostava spesso intenzionalmente presso le famiglie, accolto con simpatia e sempre più, oltre ai racconti di eventi locali, cominciò a interessarsi alle parole, al linguaggio. Era questo un linguaggio dialettale che ancora conteneva parole sovente ormai in disuso. Questa indagine, che si può dire anche del passato, lo interessò sempre più, come se indagando entro la comunicazione anche dei tempi passati si avvicinasse maggiormente allo spirito più profondo del suo rapporto con Edvige e con il suo mondo.
I nomi di queste vecchie persone, le loro storie e l'ubicazione delle loro dimore sono ricordate, quasi come un abbraccio e un ingresso nella "casa" di lei.
Ne uscì infine un vasto insieme di "parole", il cui significato veniva approfondito con tutti i mezzi possibili, inclusi i modi di dire locali connessi alle parole e alla fine si può dire che ne emergeva lo spirito di quel mondo passato.
Fu questo un patrimonio lasciato in eredità che suo figlio Alfonso raccolse servendosi anche dell’indispensabile e prezioso aiuto del Prof. Corrado Grassi.
Oltre al movente di un avvicinamento alla realtà del mondo di Edvige attraverso la conoscenza della sua Valle, fu la complessità della cultura di Massimo Sella a permettergli di esplorare i molti diversi tratti connessi con il significato di una parola: ambiente, etimologia, uso, a cui si aggiunse anche la ragione della caduta in disuso con l’avanzare dei tempi nuovi. Ne emerge un quadro d’insieme della stessa Valle e dei suoi vari paesi più o meno distanti dal suo centro. Questi piccoli borghi o addirittura case isolate si popolano di determinate precise figure con i loro nomi, le loro attività, i loro orti, le loro parentele, per cui a pensarci bene è la valle stessa che si anima e si personalizza. Ed è questa la sua cultura di base che purtroppo va oggi perdendosi.
Come può questa accuratezza illuminare più a fondo la personalità di un uomo? Viene in soccorso la definizione, già suggerita, della sua mente come "integrata"; integrata in maniera che nessuna delle sue parti sia mai assente in ogni momento più specifico dell’attenzione.
Attraverso questa indagine sulle parole, visitare le persone, osservare i dettagli dalle case e del paesaggio circostante, le attività relative, non solo permette al lettore di entrare in questo spazio con la fantasia ma suggerisce anche una ricerca relativa a ciascuno di questi aspetti.