Page 9 - Biografia completa Massimo Sella
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ro in atto la trasformazione della banda in orchestra care, invece di dipendere per quel bisogno da fami-
sinfonica. Nell’ampia sala dell’Ampelea, la casa della liari amorevoli sì, ma ciascuno naturalmente entro
famiglia ormai sacrario musicale, dove anche veniva il cerchio di gravità della propria vita e dei propri
a suonare Antonio Benussi Moro, valente violinista affetti.
rovignese, i musicisti della banda si riunivano per le Egli entrò e visse in questo cerchio familiare che
prove eseguendo musiche concertistiche. Nel labo- non gli mancò mai, ma pur comunicando sembrò
ratorio di carpenteria dell’Acquario furono costruiti chiudersi in un cerchio più stretto e personale di di-
allo scopo decine di leggii in legno. E fu organizzato gnitoso silenzio su sé stesso, senza lamentarsi, par-
davvero un concerto pubblico nel teatro cittadino lando e ridendo con i bambini. Si volse alla scrittura
Antonio Gandusio, durante il quale furono eseguiti il e con questo agli altri; penso anche per una spinta
concerto in Re minore per pianoforte e archi di G.S. umana (credo anche per un naturale bisogno), che è
Bach e il primo concerto di Beethoven in Do mag- quella del tramandare, del lasciare a quelli che ver-
giore per pianoforte e orchestra. “Il prof. Massimo ranno dopo non solo testimonianza della propria
Sella siederà al pianoforte” diceva la locandina. Fu vita e sentirsi ancora vivi nei figli, ma attraverso le
questo uno straordinario caso (esempio) di cultura opere non sprecare il frutto dei propri pensieri e
locale ricca di tradizione e libera nelle iniziative, co- raggiungimenti. Opere in questo caso intese come
niugata con l’alta disposizione musicale della popo- comunicazioni, un lascito per andare avanti.
lazione istriana e dalmata e l’incontro con un uomo
che molto l’apprezzò. Spesso sentii commentare
questa qualità musicale da mio padre e dai fratelli
che si univano ai cori locali. Non vorrei tuttavia cir-
coscrivere questo evento al solo fatto musicale in sé.
Culture così lontane, agli estremi dell’arco setten-
trionale italiano, oriente e occidente: quale alchimia
si era creata? Rileggendo le parole riportate, e anche
quelle da lui scritte per la mostra rivolte all’Istria e a
Rovigno, a me pare emergere un significato: avven-
ne un incontro di qualità rara e volto allo sviluppo
attraverso una reciproca identificazione secondo
valori condivisi, illuminata dall’ammirazione per la
bellezza che può legare e far vivere, amare.
6. Il duplice lutto, la perdita e l’abbandono, la
crescita dello spirito
Per la seconda volta la guerra entra e divide in due
una stessa vita. Avevo suggerito l’immagine di una
faglia a indicare lo scollamento fra due piani, nel cui
spazio era entrata la guerra interrompendo un pro-
cesso di sviluppo; adesso si ripresenta una situazio-
ne simile -nella maturità degli anni- ma questa volta
è come se in quello spazio si fosse infilato un cuneo
di roccia dura, nera, come una scheggia nel cuore,
che non si potrà mai più togliere: nel 1943 la morte
della sposa e nello stesso anno la perdita di Rovigno. Con la moglie Edvige Magnani
Fu questo l’abbandono forzato di quel processo di sul lungomare di Rovigno
crescita ormai giunto nel pieno della sua attività, ora
spezzato. Scrisse per primo il libro sulla Valle del Cervo, La
Dovrà ora ricominciare un processo nuovo di ri- Bürsch, in memoria di Edvige e per rendere viva la
abilitazione della speranza così ferocemente dan- cultura della valle di lei, poi gli scritti L’Ulivo, Il Ca-
neggiata. Quanto gli deve essere costata questa stagno, Lettere a Silvia, Viaggio in Sardegna, Il gatto
privazione: non solo di amore ma di quella unicità Cinnamomo, Lettere da Venezia, e il libro sui funghi
di un felice rapporto coniugale che offre un porto Il Grande Ascomicete il Tartufo; testi in cui la pre-
sicuro dove si ha sempre un ancoraggio a cui attrac- cisione del linguaggio della conoscenza si sposa al