Page 5 - Biografia completa Massimo Sella
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era uomo per niente convenzionale, amante degli temperamento a cui accostarsi ed erigere a maestro.
animali; egli lasciò libero il figlio quando, finito il li- Avere, dopo i genitori, nuovi maestri, nel senso di fi-
ceo classico, egli affermò di voler seguire la strada gure da ammirare e da emulare, è proprio delle per-
della scienza piuttosto che quella dell’industria. sonalità già sufficientemente forti da riconoscerne
La musica era stata una delle prime esperienze il bisogno, piuttosto che prematuramente abbando-
di apprendimento che avevano segnato la sua vita e narsi al proprio arbitrio. L’attaccamento profondo
per il cugino maggiore Alfonso, figlio dello zio Quin-
tino, rivela insieme la qualità della persona scelta e
le aspirazioni di Massimo. Quando, studente liceale,
accompagnò Alfonso, professore di fisica all’Univer-
sità di Roma, sulle montagne biellesi per una ricerca
sulle rocce ne ebbe un’esperienza rivelatrice. Scris-
se nella Bürsch, il suo libro pubblicato postumo sul-
la valle (sui luoghi) originaria di Edvige e a lei dedi-
cato, il cui titolo vuol dire “valle” nel dialetto locale:
“Alfonso, armato della sua immensa sapienza, io di
gambe di acciaio...”, e, più avanti, quando dovettero
rimanere fermi una settimana in un alpeggio per la
pioggia: “[…] negli intervalli mi parlava. Così inco-
minciai a conoscerlo, e fu come se dalla sponda della
mia giovinezza ignara guardassi per la prima volta in
un lago profondo; e giurai in cuor mio che l’univer-
sità l’avrei fatta a Roma, vicino a lui o in nessun altro
luogo […] ma egli morì giovane, prima che io finissi
gli studi. Conobbi di poi molti uomini, nessuno che
lo pareggiasse”. E, ancora, scrisse: “Tozzo aveva il
corpo, ma la testa e la fronte di una bellezza quasi
divina. Il Giove di Fidia è espressione di potenza, il
capo di Alfonso spirava la maestà del pensiero e l’ar-
monia dei sentimenti. […] Tutta la bellezza si era fusa
Massimo Sella fotografato per modellare quel capo, e dentro un gran cervel-
dal figlio Alfonso lo e un gran cuore si erano pure fusi insieme, tanta
era la somma del sapere racchiuso e il calore che
che, dopo il latte materno, egli ricevette dalle mani irradiava il pensiero”. Per esprimere questi pensie-
stesse di sua madre Clara. Non è questo un gioco ri bisogna saperli pensare e questo dà la misura di
di parole: Clara, pianista dilettante e di orecchio fi- come Massimo già potesse recepire queste qualità
nissimo, fu determinante nel trasmettere al figlio, della mente. Egli fu presente alla sua morte e scrisse
almeno inizialmente, l’amore e l’arte del pianofor- nella Bürsch parole di dolore estremo e nello stesso
te. Così avvenne ed è indubbiamente di questi anni tempo contenuto, perché dolore vero, assolutamen-
anche l’affermarsi e il rafforzamento dello spirito di te privo di retorica. Ecco, mi accorgo ora, che fu la
scoperta e di avventura che lo accompagnò sempre, totale assenza di retorica, sempre, in ogni suo ge-
infondendolo anche in quelli intorno a lui, fami- sto o discorso, che ne faceva un uomo vero. Disse
liari e compagni di ricerca. Ebbe dunque la buona dunque ancora di Alfonso: “Non era credente; ma
ventura, nei suoi primissimi anni, di partecipare a sul letto di morte, l’atto con cui prese tra le mani il
un’atmosfera familiare non convenzionale, rispetto- crocefisso che la suora gli aveva posto vicino dice-
sa e attenta, che consentiva libertà temperata dalla va la sua dedizione a Colui che tanta pietà ha avuto
disciplina. Perché è proprio l’atteggiamento genito- per l’uomo, Colui che ha bandito la legge dell’amore
riale che lascia liberi ma nello stesso tempo sorve- sorretto dalla speranza. […] Troppo mi è penoso ri-
glia, che offre contenimento senza condizionare au- cordare quella dipartita”.
tomaticamente, quello che permette uno sviluppo Queste parole danno la misura della sua stessa
naturale e dipendente soprattutto da figure interiori pietà e capacità di “patire insieme” -il vero sen-
che guidano e da cui dipendere (prendere esempio), so della “conpassione”- con cui sempre guardò al
piuttosto che da precetti. mondo e alla verità di quello che vedeva e che ben si
Fu capace di riconoscere fra le figure intorno a riflette nelle sue fotografie.
lui proprio quella più congeniale per inclinazione e